Turismo in Italia: scenario, vincoli, opportunità 1^ PARTE - Lo scenarioIl bacino del Mediterraneo è il più grande comprensorio turistico del mondo e per i Paesi mediterranei il turismo rappresenta un asset strategico.
L’Italia ovviamente ha enorme interesse a valorizzare le sue risorse turistiche, ma la gestione scarsamente professionale di molte strutture private e l’incapacità dei troppi enti pubblici coinvolti di gestire il settore in modo unitario e sinergico ha fatto progressivamente retrocedere l’Italia dalla sua posizione di leadership.
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Nel 2012 l’Italia ha avuto la sesta posizione mondiale per fatturato incoming (32 miliardi), ma nella classifica sulla competitività nel Turismo pubblicata dal World Economic Forum ha ottenuto solo il 26° posto a livello mondiale (penultima, davanti alla Grecia, contro il 4° e il 7° dei più diretti competitor, Spagna e Francia) e 18° nella classifica europea.
La valutazione è basata sul Travel & Tourism Competitiveness Index, che considera per ogni paese tre macro categorie: 1) leggi e politiche che governano il settore, 2) contesto di business e infrastrutture, 3) risorse umane-culturali-naturali. Aspetti particolarmente critici dell’Italia sono stati giudicati: mancanza di leggi e politiche a sostegno del Turismo (100° posto), prezzi non competitivi (134° posto); inoltre scarsa predisposizione all’accoglienza dei turisti (79° posto) sicurezza (44° posto) e formazione degli operatori (45° posto). Altri fattori più specifici, ma ancor più negativi, sono stati considerati il costo della benzina (126°), le tasse (137°), la scarsa efficacia del marketing turistico (116°), la mancanza di flessibilità del lavoro (132°), ecc.
Come si vede metà dei punti giudicati più critici sono dovuti alla ben nota incapacità dei politici nel fare una legislazione adeguata e nel ridurre tasse e oneri impropri, nonché all’ottusità dei sindacati italiani per quanto riguarda la flessibilità. Ma c’è anche da notare un marketing turistico molto scadente, con poca professionalità sia negli enti pubblici sia nelle strutture private, e la scarsa formazione degli operatori, spesso con molta esperienza pratica, ma scarsa cultura professionale.
Non c’è da sperare in miracolose rimonte, perché conosciamo la disgraziata situazione politica, che è andata gradualmente peggiorando indipendentemente dal colore politico del momento, ma possiamo almeno evitare di retrocedere ulteriormente, puntando sui due settori in cui il privato può giocare un ruolo attivo, la formazione e il marketing.