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  • Editoriale



    di
    Alessandro Vaccarone


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    Vinceremo anche la
    competizione del lavoro!


    Quando la crisi finanziaria ha investito il nostro Paese, il peso più rilevante si è abbattuto sulle aziende con processi produttivi ad alta intensità di lavoro, nei quali il contenuto di manodopera è garanzia di alta qualità.
    Il Governo ha provvidenzialmente messo in campo ingentissime risorse finanziarie per offrire ammortizzatori sociali, grazie alle quali migliaia di famiglie hanno potuto tirare avanti e molte aziende affrontare quella che è apparsa subito una vera "traversata del deserto".
    Dopo la crisi l’economia non sarà più la stessa.


    Molti saranno i caduti e uscirà vincitore solo chi avrà cambiato modello organizzativo.
    Il nostro tradizionale modello produttivo, fondato su imprese di piccola e piccolissima dimensione, spesso a conduzione familiare, ha messo crudamente in luce l’impreparazione "padronale" ad affrontare problematiche complesse, una tra tutte la necessità di innovare i modelli di organizzazione dei rapporti tra impresa, lavoro e finanza.
    Gli accordi di Basilea hanno fatto e stanno facendo il resto!
    Stremate dall’indebitamento, divenuto patologico a seguito del brusco calo degli ordinativi e del mancato rispetto dei termini di pagamento da parte di clienti anch’essi in sofferenza, le medie, piccole e piccolissime imprese hanno in grande numero "alzato bandiera bianca".
    La passione non è tutto, quando serve tutta un’altra dimensione finanziaria.
    Concordati preventivi e fallimenti hanno caratterizzato l’avvio della modificazione strutturale del nostro sistema produttivo, mentre la possibilità di recuperare in tempi brevi la manodopera in eccesso, in special modo per le aziende che hanno deciso di mantenere in Italia le loro produzioni, sembrava quasi un’ingenua utopia.
    In questo scenario e per far fronte all’emorragia di mano d’opera qualificata che il settore dell’arredamento avrebbe subito, è stato messo in campo il progetto di Tesori d’Italia.

    Una grande Impresa a Rete, che è anche una Grande Rete di Imprese, in grado di aggregare le capacità artigianali del vero Made in Italy, fornendo tutti i supporti per la progettazione, la commercializzazione, la formazione, l’informazione, la gestione a quelle aziende che sentano la necessità di battersi ad armi pari con tutti i grandi competitor.
    La dimensione della rete è il vantaggio che consente alle imprese singole di superare la soglia minima necessaria per competere.
    Sul fronte del recupero della manualità artigianale, terreno nel quale nessun imitatore potrà mai prevalere sul nostro Paese, il progetto di Tesori d’Italia punta decisamente sul modello della cooperazione, della condivisione dei rischi ma anche della fiducia.
    Potranno essere richiamati al lavoro i migliori operai, che avevano per anni garantito il livello qualitativo di aziende storiche di molti settori, riattivando così anche strutture produttive esse stesse frutto di ingegno organizzativo.

    La strada sarà ancora lunga e per nulla semplice, valutata l’assenza di una politica industriale e della presenza di un sistema finanziario inefficiente ed inefficace che nega alle aziende, a maggior ragione se nuove, la linfa per gli investimenti.
    Quando la traversata del deserto sarà finita molti ci offriranno da bere, ma declineremo l’offerta, convinti come siamo che, strada facendo, riusciremo a dimostrare che le Imprese a Rete possono fare da sole.
    Ed allora, ne siamo certi, qualcuno comincerà a chiedersi: a che cosa servono le Banche?
    Che strana impresa è questa che non vuol correre rischi e dà supporto solo a chi non ne ha neppure bisogno?
    Se non per porre in essere speculazioni solo finanziarie che nulla hanno a che vedere con un mercato che produce e scambia beni?
    Il Made in Italy vincerà, attraverso le Imprese Italiane a Rete, anche la sfida del lavoro, di quello più tipicamente italiano, che non si colloca nei profili bassi di qualificazione, ma che è in grado di dare un esclusivo valore aggiunto alle produzioni.

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