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  • Editoriale



    di
    Alessandro Vaccarone


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    Dal marketing al societing


    Un nuovo percorso, come spesso è successo in passato, ce lo indica il libro “Societing”, pubblicato da Egea, del sociologo Giampaolo Fabris, purtroppo recentemente scomparso.
    Le imprese si trovano a operare in una società che cambia enormemente e rapidamente.
    La discontinuità con il passato è evidente e la complessità inattesa: l’epoca dove tutto è certo, dove anche le ideologie erano punti di riferimento è passata.
    Oggi le parole che raccontano il mondo sono incertezza, dubbio, complessità e relativismo.
    Fabris ci ha insegnato che il cambiamento epocale impone il radicale mutamento dei modi di produzione, di commercializzazione e soprattutto di vedere le relazioni con il mercato.
    Le imprese devono essere flessibili, organizzarsi a rete, cooperare e competere nello stesso tempo e comprendere che il vero motore dello sviluppo è l’acquisizione e la gestione di nuova conoscenza.
    Se a questo si aggiunge la facilità di comunicare permessa dall’informatica, si comprende bene come sia mutato non solo il quadro complessivo entro cui muoversi, ma addirittura la stessa quotidianità del fare.


    La fabbrica che non ha il contatto giornaliero col mondo muore.
    La società odierna ha il consumo al suo centro, ma è vero che i consumatori dimostrano una dinamicità esplosiva fatta di valori sociali, culturali e psicologici in continuo divenire.
    Le merci, intese come solidi beni materiali e fisici, perdono terreno di fronte al valore della marca, del segno, dei contenuti di comunicazione e di una suggestiva distinzione.
    Eppure, in questo grande divenire delle società attuali, che faceva intravedere la nascita di un disperso “consumatore individualista”, emergono forme prepotenti e nuove di socialità.
    Le nuove comunità sociali si chiamano tribù, social-network, club, che si identificano e si aggregano intorno a specifiche pratiche di consumo e magari con l’immagine di una determinata marca.
    L’impresa di fronte a questi mutamenti non è impotente solo se comprende che cosa fare.
    La via è quella della pratica delle relazioni, della comunicazione costante con i clienti, che sono sempre più partner dell’impresa e committenti che scelgono e “progettano” i prodotti.
    Se prima si presidiava la fabbrica, oggi occorre presidiare la comunicazione: il marketing non è più uno strumento per dominare i consumi di massa, ma un dialogo tra pari, un modo di creare rapporti di collaborazione tra imprese e consumatori.
    Come ci dice Fabris, non ci sono ricette, ma si deve comprendere che dal “marketing” si passerà presto al “societing”.
    L’incontro con i clienti non sarà più strumentale, come in passato, ma servirà a stabilire un rapporto anche di servizio, rispettoso, sostanzialmente simmetrico, paritetico e rispettoso dei valori e delle nuove responsabilità sociali.
    Tutto ciò costituisce un passaggio fondamentale per sviluppare nuove professionalità e per ridare slancio a quelle formate nell’era del consumismo di massa.
    Una nuova frontiera per una formazione permanente, in grado di assicurare il costante contatto con l’evoluzione del nuovo mondo.

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