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  • Editoriale



    di
    Alessandro Vaccarone

    Una navigazione difficile


    Ci stiamo avviando, o almeno così si dice, verso un mondo profondamente cambiato dalle crisi ancora non risolte, nonché da quelle in atto e da quelle che si ipotizzano come conseguenze degli epocali mutamenti geopolitici. Coloro che stanno fuori dalla mischia, perché protetti da stipendi e pensioni "sicure", continuano a prevedere scenari ed indicare soluzioni, collaborando così unicamente ad aumentare la confusione in atto.
    Manca una guida per il cambiamento e forse è giusto così, valutata l’incidenza di quelle che una volta si chiamavano variabili indipendenti ma che oggi (ed in prospettiva) devono essere rinominate variabili dipendenti dalla imprevedibilità dei sistemi economici, politici, finanziari, ambientali,ecc. ecc.
    Siamo quindi all’inizio di un viaggio alla scoperta di un mondo nuovo, nel quale difficilmente si potranno prevedere, almeno nel breve e medio periodo, lunghi periodi di stabilità.
    Alla partenza, vista con gli occhi di chi fa impresa, sono presenti flotte eterogenee: grandi navi mercantili, navi da combattimento, veloci battelli corsari, motoscafi d’altura mascherati da tranquilli pescherecci, barche a vela, barche a remi, canoe con un solo rematore.
    Immaginiamo una regata competitiva, nella quale però non ci si batte contro quelli della propria stazza, ma tutti contro tutti!

    ...CONTINUA


    La Redazione

    Redazione: tesoriditalia@mediael.it
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    Editore: Media-El
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    Piazza C. Golgi, 19/d
    16011 Arenzano (GE) - Italia
    P.IVA 03123540100
    tel. +39 010 9131030
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    Gli oggetti della memoria. Perché il
    consumo frenetico resterà senza storia


    Durante l’infanzia la nostra mente immagazzina informazioni, spesso fatte di forme, colori, contesti. Più forte è l’emozione che accompagna il contesto nel quale si svolge l’azione e più facilmente ritroveremo nella memoria i particolari che lo componevano.

    Ad emozioni molto forti si accompagna il ricordo di suoni, odori, sensazioni tattili ed epidermiche, come il caldo ed il freddo, fino alla riproposizione “mnestica” di stati d’animo.

    Quando, durante il corso della nostra vita, viviamo situazioni nuove o dobbiamo risolvere problemi, la nostra mente predispone una mappa cognitiva, nella quale affluiscono le informazioni immagazzinate nella nostra memoria, che “il sistema” ritiene coerenti od utili per affrontare i nuovi impegni.

    La rapidità con la quale affrontiamo e risolviamo i problemi dipende dalla quantità e qualità di informazioni in nostro possesso, dalla rapidità con la quale esse vengono recuperate e dalla capacità del sistema di creare le necessarie interrelazioni.

    Fin qui, nulla di nuovo, tenuto conto che ogni computer funziona così ed è stato creato ad imitazione del nostro sistema. Ciò che ci pone ancora (forse per poco) al di sopra del più potente dei computer è la componente emozionale, ovvero lo stato d’animo che accompagna ogni azione della nostra vita.

    Essa dà alla realtà oggettiva significati personalizzati, spesso condizionati dalla dimensione spazio-temporale, fino ad imprimere indelebilmente nella memoria significati simbolici ad oggetti, luoghi, eventi.

    Occupandoci di oggetti particolari, quali quelli dell’arredo, e di luoghi, quale l’intimità della nostra casa, ci corre l’obbligo di soffermarci sull’importanza di ciò che ci accompagna per buona parte della nostra vita con la continuità giornaliera che scandisce la parte iniziale della nostra vita e cioè l’infanzia.

    Gli oggetti della memoria, come li abbiamo definiti, sono indelebilmente impressi nella nostra mente insieme al corredo di sensazioni ed emozioni che ne hanno determinato la indelebilità.

    Sono forme spesso pregne di valori simbolici, capaci di far riaffiorare ricordi apparentemente perduti, attraverso i quali potremmo ricostruire storie di vite.

    Un oggetto riassume in sé il desiderio del suo possesso, l’emozione della scelta, il ruolo di testimone dello svolgersi della vita nella sua quotidianità, il crescere del suo valore mano a mano che diviene rappresentazione di un contesto.

    Quando parliamo di oggetti della memoria ci riferiamo a ciò che conosciamo in questa veste e che ognuno di noi conserva gelosamente dentro di sé e, qualche volta, con rimpianto.

    Il mondo degli oggetti si è enormemente dilatato negli ultimi anni. Al consumismo, da leggersi quale sintomo dell’irrequietezza di una parte dell’umanità alla ricerca di un completamento che non trova, pare essere stato assegnato il ruolo di terapeuta. Ma la terapia, al di là della ormai dimostrata incapacità di collaborare alla soluzione del problema, sta mano a mano intaccando i ruoli fondamentali che gli oggetti hanno nella nostra vita per la conservazione della memoria.

    La vita degli oggetti sta perdendo rapidamente la connotazione simbolica a tonalità affettiva che era loro riservata. Al bambino è tolta, o quantomeno notevolmente, ridotta, la possibilità di creare, conferendo all’oggetto lo status di compartecipe alla creazione della dimensione immaginaria nella quale la fantasia diviene regista e sceneggiatrice.

    L’oggetto del gioco non riesce ad acquisire il valore simbolico indispensabile a farne un condensatore di memoria, incalzato da nuove proposte, anch’esse destinate a bruciare rapidamente un ruolo di temporanea gratificazione.

    L’adulto, pressato da mode e tendenze, distoglie l’attenzione dall’oggetto posseduto, nell’ansia di mantenere il passo con gli oggetti del culto collettivo.


    Di questi oggetti non resterà traccia nella storia della nostra vita e forse essa stessa perderà, dopo di noi, la propria unicità.

    Gli oggetti della nostra casa possono seguirci ovunque.

    Potranno raccontare, da testimoni e protagonisti, la storia della nostra vita, molto meglio delle comparse del consumismo sfrenato, il cui irrompere renderà senza memoria anche gli spazi della nostra intimità.